L'Alba del Medioevo

L’alba del medioevo


Il matrimonio nel medioevo era considerato più come un contratto che come il coronamento di un amore puro e sincero. Grazie ad esso, sia nelle classi povere che in quelle nobiliari, venivano stipulati accordi e contratti che permettevano di evitare conflitti e disordini. Tra quelli che ancora oggi vengono chiamati “doveri coniugali” era incluso ovviamente anche il sesso a scopo riproduttivo.
In un mondo dove questi costumi erano ordinari non c’è da stupirsi che ci fosse una considerazione differente dei rapporti sentimentali; non era affatto strano infatti che i coniugi avessero degli amanti, più o meno ufficiali, ai quali si concedevano “favori” e sollazzi di vario tipo.
Nonostante molti di questi incontri avvenissero alla luce del sole, molti altri dovevano avvenire al riparo da occhi indiscreti, proprio come accade in questi nostri tempi. Questi fatti avvenivano così di sovente che di essi ne troviamo traccia anche nella musica e nella poesia medievale.
Il genere nacque in Occitania e venne denominato “ALBA”.
In questi componimenti i due amanti clandestini si ritrovano ad affrontare un nemico terribile, secondo solo al coniuge tradito, ovvero il sorgere del Sole che inevitabilmente indica il momento della loro separazione dopo una notte d’amore.
Spesso in questi componimenti c’è una terza figura chiamata “guaita”, una guardia o sentinella loro amica, incaricata nel caso in cui si presentasse qualche pericolo.
Gli amanti non temono solo il Sole o i rispettivi coniugi, ma anche e soprattutto i rivali rifiutati e gelosi del loro amore, che non aspettano altro di sorprenderli insieme per soddisfare la loro terribile invidia.
Le guaite nei componimenti d’Alba vengono spesso accusate di richiamare gli amanti troppo presto, ponendo precocemente fine al loro speciale incontro.
Il componimento che ascolteremo è chiamato “Reis Glorios”, ed è stato composto nel XII secolo dal trovatore Giraut de Borneil soprannominato anche, secondo la sua “vida”, Maestro dei Trovatori.
In quest’Alba a cantare è proprio la guaita che prega il suo amico di destarsi in quanto l’alba, parola riproposta al termine di ogni strofa, è ormai giunta.




“Bel compagno, io vi chiamo cantando; non dormite più, perché odo cantare l’uccello che va cercando il giorno nella boscaglia, e ho paura che il geloso vi assalga, e presto sarà l’alba.”














La versione proposta è quella dell'Ensemble Céladon, contenuta nell'opera "Nuits Occitanes".


Tutti i diritti riservati ai musicisti, il video ha il solo scopo di diffondere la bellezza della musica del medioevo.

Per acquistare l'opera: "Nuits Occitanes"






I.
Reis glorios, verays lums e clardatz,
Dieus poderos, senher, si a vos plaz,
al mieu companh siatz fizels aiuda,
qu’ieu non lo vi, pos la nuechs fon venguda,
et ades sera l’alba!

II.
Bel companho, si dormetz o velhatz?
Cal que fazatz, en estans vos levatz,
qu’en orient vey l’estela creguda
qu’amena·l jorn, qu’ieu l’ai ben conoguda,
et ades sera l’alba!  

III.
Bel companho, en chantan vos apel:
non dormatz plus, qu’ieu aug chantar l’auzel
que vai queren lo jorn per lo boscatge,
et ai paor que·l gilos vos assatge,
et ades sera l’alba!

IV. 
Bel companho, yssetz al fenestrel
e regardatz las ensenhas del cel:
conoisseretz s’ie·us sui fizels messatge;
se non o faitz, vostres n’er lo dampnatge,
et ades sera l’alba!

V. 
Bel companho, pos mi parti de vos,
hieu non dormi ni·m moc de ginolhos,
ans preguiei Dieu, lo filh Sancta Maria,
que·us mi rendes per leyal companhia,
et ades sera l’alba!

VI.
Bel companho, la foras als peiros
mi preyavatz qu’ieu no fos dormilhos,
enans velhes tota nuech tro al dia;
ara no·us platz mos chans ni ma paria,
et ades sera l’alba!


Traduzione:

Re glorioso, vera luce e splendore, Dio poderoso, signore, se a voi piace, al mio compagno siate di fedele aiuto, perché non l’ho visto da che è arrivata la notte, e presto sarà l’alba.

Bel compagno, dormite o vegliate? Qualsiasi cosa facciate, alzatevi in piedi, perché a oriente vedo che si è levata la stella che porta il giorno: l’ho ben riconosciuta, e presto sarà l’alba.

Bel compagno, io vi chiamo cantando; non dormite più, perché odo cantare l’uccello che va cercando il giorno nella boscaglia, e ho paura che il geloso vi assalga, e presto sarà l’alba.

Bel compagno, affacciatevi alla finestra e guardate i segni del cielo: capirete se vi sono fedele messaggero. Se non lo fate, sarà vostro il danno, e presto sarà l’alba.

Bel compagno, da quando vi ho lasciato non ho dormito e non mi sono mosso dallo stare in ginocchio, anzi ho pregato Dio, il figlio di Santa Maria, che mi restituisse voi come leale compagnia, e presto sarà l’alba.


Bel compagno, lì fuori sui gradini mi pregavate di non appisolarmi e che anzi vegliassi tutta la notte fino al giorno. Ora non vi piace il mio canto né la mia compagnia, e presto sarà l’alba.