Comtessa de Dia

Arditi cavalieri cavalcano verso i lontani territori d’oltremare, per guadagnare con la spada terre, gloria ed un posto d’onore nel regno dei cieli, governato dal signore più potente che potesse esistere. 

Siamo nel XII secolo, da quella fascia di terra che oggi include il nord Italia, il sud della Francia e la parte orientale della Spagna, questi ricchi uomini d’arme partivano lasciando spesso alle loro dame il controllo amministrativo dei propri possedimenti. Queste nobildonne erano cresciute con l’obbligo di imparare l’arte del cantare, di suonare strumenti musicali e scrivere poesie. Ecco il contesto che da vita alle trobairitz, poetesse e musiciste oltre che spesso, grazie al loro fascino ed alla loro cultura, protagoniste dei componimenti dei loro colleghi maschi, i trovatori.
Nel 1130 in Provenza il nome femminile Tibors era estremamente popolare tra le dame francesi, così in uso che spesso era portato da madri e figlie, era moda che fosse così. Il medioevo, del resto, certo non si preoccupava dei nostri storici costretti a dover districare da matasse di nomi identici la maternità di questa o quella composizione poetica.
La Tibors di cui parleremo noi è la prima delle trobairitz attestate, la sua vida ce la descrive in questo modo:

« Na Tibors si era una dompna de proensa dun castel d'En Blancatz que a nom sarrenom. Cortesa fo et enseignada. Auinens e fort maistra e saup trobar. E fo enamorada e fort amada per amor, e per totz los bos homes daquela encontrada fort honrada, e per totas las ualens dompnas mout tensuda e mout obedida. »

(La nobile Tibors era una donna della Provenza, proveniente da un castello del signor Blacatz chiamato Sarenom. Era cortese e raffinata, graziosa e molto colta. E seppe come scrivere poesie. E si innamorò e fu molto amata, e venne onorata tantissimo dagli uomini cortesi di quella regione, e da tutte le notabili signore ammirata e rispettata…)

Probabilmente era la sorella maggiore di Raimbaut d'Aurenga, celebre trovatore provenzale che dopo la perdita del padre, venne affidato alla sorella maggiore, Tibors appunto, che lo portò alla sua corte a Les Baux, centro culturale molto attivo legato fortemente alla corte dei “Dia”. Qui Raimbaut d’Aurenga viene a contatto con la cultura cortese, ma soprattutto con quella che diventerà la più famosa delle trobairitz, celebre già al suo tempo per la bellezza della sua musica e per le sue seducenti composizioni: la Comtessa de Dia. 


La Comtessa de Dia e la sua vida
“Amico mio, bello e valente
V'avrò mai una notte in potere
Perché possa nuda giacere
E un bacio donare a voi ardente?
Avrei una grandissima voglia
Di stringer voi, non mio marito
Purché voi obbediste al mio invito,
Di far tutto quello ch'io voglia.”

[da: Estat ai en greu cossirier, Comntessa de Dia]




Anche Raimbaut, come molti altri uomini, rimase colpito dalla Comtessa. Tra loro nacque un amore testimoniato persino nella vida della trobairitz:

« La comtessa de Dia si fo moiller d’En Guillem de Peitieus, bella domna e bona. Et enamoret se d’En Raembaut d’Aurenga, e fetz de lui maintas bonas chanssos e bellas, segon que vos poiretz vezer et entendre aissi. »

(La Contessa di Dia si fece moglie di Guglielmo di Poitiers, bella donna e buona, e si innamorò di Raimbaut d'Aurenga, a cui dedica molte belle cansos.)

Delle sue opere, le uniche sopravvissute al tempo ed alla Storia sono: Ab joi et ab joven m'apais, Estât ai en greu cossirier, Fin ioi me don'alegranssa ed infine A chantar m'er de so qu'ieu non volria, la cui importanza è unica in quanto fino ad oggi questa è la sola canzone di una trobairitz giunta fino a noi con notazione musicale completa!
Nel video, oltre a A chantar m'er de so qu'ieu non volria ho inserito anche due interpretazioni delle sue poesie Estât ai en greu cossirier e Ab joi et ab joven m'apais, eseguita su una melodia del trovatore Bernart de Ventadorn.  La voce è quella di Montserrat Figueras, che a mio giudizio rimane la più emozionante ed adatta all’interpretazione delle composizioni della Comtessa de Dia.
L’esecuzione musicale è curata dall’ensemble Hesperion XX del grande maestro Jordi Savall. 

Post scriptum: è opinione comune ormai che la comtessa de Dia si chiamasse Beatritz, ma dato che nelle fonti originali viene sempre chiamata Comtessa de Dia, ho preferito attenermi solo ai testi risalenti al periodo della trobairitz. 

Per consultare o scaricare due manoscritti contenenti brani ed immagini della Comtessa de Dia:
Canzoniere Provenzale
Raccolta di poesie

Hesperion XX & Montserrat Figueiras



Per acquistare l'opera: Alia Vox


A chantar m'er de so qu'ieu non volria
Ab joi et ab joven m'apais (musica di Bernart de Ventadorn)
Estât ai en greu cossirier


Ecco i testi e le traduzioni di: Ab joi et ab joven m'apais, Estât ai en greu cossirier, Fin ioi me don'alegranssa e A chantar m'er de so qu'ieu non volria.


Ab joi et ab joven m'apais
Ab joi et ab joven m'apais,
e jois e jovens m'apaia,
que mos amks es Io plus gais,
per qu'ieu sui coindet' e quaia;
e pois ieu li sui veraia,

bei.s taing qu'eI me sia verais,
qu'anc de lui amar non m'estrais
ni ai cor que m'en estraia.
Mout mi plait quar sai que vai mais

cei qu'ieu plus desir que m'aia,
e cd que primiers Io m'atrais
Dieu prec que gran joi l'atraia;
e qui que mal l'en retrala,

no. creza, fors ce/qui retrais
c'om cuoill maintas vetz los balais
ah qu'el mezeis se balaia.
Dompna que en bon pretz s'enten

deu ben pausar s'entendenssa
en un pro cavallier va/en;
pok qu'i/I conois sa va/enssa,
que l'a us amara presenssa;

que dompna, pois am'a presen,
ja pois li pro ni li va/en
non dirant mas avinenssa.
Qu'ieu n'ai chausit un pro e gen,

per cui pretz meillur' e genssa,
Iarc et adreig e conoissen,
on es sens e conoissenssa.
prec li que m'aia crezenssa,

ni om no. l puosca far crezen
qu'ieu tassa vas lui faillimen,
so! non trob en lui faillensa.
Amics, la vostra vatenssa

sa ban li pro e li va/en,
per qu'ieu vos quier de mantenen,
si.us plai vostra mantenenssa.
Di gioia e gioventù m'appago,
e gioia e gioventù m'appagano
ché il mio amico è il più gaio,
per cui sono graziosa e gaia;

e poiché sono con lui sincera,
ben pretendo che sia con me sincero,
che mai d'amarlo non m'astengo
né ho cuore di astenermene.

Molto mi piace, dacchè so che è il più valoroso
colui che più desidero mi possieda,
e prego Dio che attragga felicità
su colui che per primo lo trasse a me;

e non creda a nessuno di coloro che lo biasimano
salvo a chi ammonisce,
che si riceve a misura
di ciò che si è fatto.

Una dama che miri al buon pregio
ben deve porre il suo intento
su un prode cavaliere valoroso
dacchè conosce il suo valore;

e osi amarlo apertamente;
di una dama che ama senza nascondersi
i prodi e i valorosi
non diranno che bene.

Io ho scelto un uomo prode e cortese,
il cui pregio migliora e aumenta,
generoso, retto e assennato
in cui è giudizio e saggezza.

Lo prego di credermi,
e nessuno possa fargli credere
ch'io abbia mai commesso verso lui un torto;
e non trovo in lui alcun difetto.

Amico, il vostro valore
conoscono i prodi e i valenti,
per cui io vi supplico di darmi,
se vi aggrada, la vostra protezione.


Estat ai en greu cossirier

Estat ai en greu cossirier
per un cavallier q'ai agut,
e voill sia totz temps saubut
cum eu l'ai amat a sobrier;
ara vei q'ieu sui trahida
car eu non li donei m'amor,
don ai estat en gran error
en lieig e qand sui vestida.

ben volria mon cavallier
tener un ser e mos bratz nut,
q'el s'en tengra per ereubut
sol q'a lui fezes cosseillier:
car plus m'en sui abellida
no fetz Floris de Blanchaflor:
eu l'autrei mon cor e m'amor
mon sen, mos huoills e ma vida.

Bels amic, avinens e bos,
cora us tenrai e mon poder?
E que jagues ab vos un ser
e qu'us des un bais amoros!
Sapchatz, gran talan n'auria
qu'us tengues en luoc del marit,
ab so que m'aguessetz plevit
de far tot so qu'eu volria.

Son stata in crudele tormento
Per un cavaliere che ho avuto
E voglio sia sempre saputo
Che il fuoco d'amor mai s'è spento;
Ma sento insensata la vita,
Che non gli concessi il mio amore,
Perché son poi stata in dolore
Sia in piedi, sia in letto svestita.

Di notte vorrei il cavaliere
Tener nudo tra le mie braccia,
Nel letto felice egli giaccia,
Guanciale io sia al suo volere.
Perché più ne sono invaghita
Che fu Fiorio di Biancofiore,
Gli dono il mio cuore, il mio amore,
La mente, i miei occhi, la vita.

Amico mio, bello e valente
V'avrò mai una notte in potere
Perché possa nuda giacere
E un bacio donare a voi ardente?
Avrei una grandissima voglia
Di stringer voi, non mio marito
Purché voi obbediste al mio invito,
Di far tutto quello ch'io voglia.


Fin ioi me don’ alegranssa
Fin ioi me don’ alegranssa
per qu’eu chan plus gaiamen,
e no m’o teing a pensanssa
ni a negun penssamen,
car sai que son a mon dan
fals lausengier e truan,
e lor mals diz non m’esglaia,
anz en son dos tanz plus gaia.

En mi non an ges fianssa
li lauzengier mal dizen,
c’om non pot aver honranssa
qu’a ab els acordamen,
qu’ist son d’altrestal semblan
com la niuols que s’espan
qe.l solels en pert sa raia,
per qu’eu non am gent savaia.

E vos, gelos mal parlan,
no.s cuges que m’an tarçan
que iois e iovenz no.m plaia,
per tal que dols vos deschaia.

La gioia cortese felicità mi dona,
perciò canto con maggiore gaiezza,
e nessun turbamento mi cagiona,
nè porta nel mio animo tristezza,
saper che intendono recarmi offese
falsi invidiosi avvezzi a tali imprese
ed il loro sparlar non mi spaventa,
anzi poi son due volte più contenta.

Io non vo’ dare alcuna confidenza
ai tipi malevoli e maldicenti
perché nessuno può trovar valenza
se s’affanna a tenerseli contenti,
perché costoro han lo stesso sembiante
d’una nuvola nera che, all’istante,
copre, offuscandolo, il sole splendente,
perché meschina non amo la gente.

E voi, geloso aduso a mal parlare,
non crediate che io mi debba ristare
e non più amare gioventù né gioia,
soltanto perché voi l’avete a noia.


A chantar m'er de so qu'eu no volria

A chantar m'er de so qu'eu no volria,
tant me rancur de lui cui sui amia;
car eu l'am mais que nuilla ren que sia:
vas lui no.m val merces ni cortezia
ni ma beltatz ni mos pretz ni mos sens;
c'atressi.m sui enganad' e trahia
Com degr' esser, s'eu fos dezavinens.

D'aisso.m conort, car anc non fi faillensa,
Amics, vas vos per nuilla captenenssa;
ans vo am mais non fetz Seguis Valensa,
e platz mi mout quez eu d'amar vos vensa,
lo meus amics, car etz lo plus valens;
mi faitz orgoil en digz et en parvensa,
et si etz francs vas totas autras gens.

Meraveill me cum vostre cors s'orgoilla,
amics, vas me, per qui'ai razon queu.m doilla;
non es ges dreitz c'autr' amors vos mi toilla,
per nuilla ren que.us diga ni acoilla.
E membre vos cals fo.l comensamens
de nostr'amor! Ja Dompnedeus non voilla
qu'en ma colpa sia.l departimens.

Proeza grans, qu'el vostre cors s'aizina
e lo rics pretz qu'avetz, m'en ataïna,
c'una non sai, loindana ni vezina,
si vol amar, vas vos no si' aclina;
mas vos, amics, etz ben tant conoissens
que ben devetz conoisser la plus fina;
e membre vos de nostres partimens.

Valer mi deu mos pretz e mos paratges
e ma beutatz e plus mos fins coratges;
per qu'eu vos man lai on es vostr' estatges
esta chanson, que me sia messatges:
e voill saber, lo meus bels amics gens,
per que vos m'etz tant fers ni tant salvatges;
no sai si s'es orgoills o mal talens.

Mais aitan plus voill li digas, messatges,
qu'en trop d'orgoill an gran dan maintas gens.

Devo cantar qui ciò che non vorrei cantare
poiché molto devo lagnarmi di colui di cui sono l’amica.
Io l’amo più di qualsiasi cosa al mondo,
ma non mi giovano presso di lui né grazia né cortesia,
né la mia bellezza, né il mio valore, né il mio spirito,
ché pure sono ingannata e tradita
come se io fossi poco attraente.

Questo mi conforta: che mai vi feci torto,
amico, per nessun atteggiamento.
anzi, vi amo, più di quanto Seguis amò Valensa,
e molto mi piace vincervi in amore,
amico mio, perché siete il più valente.
Mi trattate con arroganza nelle parole e nei modi
e siete garbato con tutta l’altra gente.

Ben mi sorprende come il vostro cuore sia arrogante,
amico, verso di me, per cui ho ragione di duolo;
Non è cosa giusta che un altro amore vi allontani da me
checché vi dica e comunque v’accolga.
e ricordate quale fu l’inizio
del nostro amore! Adesso Dio non voglia
che sia mia colpa la separazione.

La nobile virtù che alberga nel vostro cuore
e l’alto valore che possedete mi intimidisce,
dato ch’io non conosco dama, vicina o lontana,
che, disposta ad amar, non sia attratta da voi;
però voi, amico, che avete molto giudizio
dovete prima conoscere la più bella
e ricordate la nostra intesa;

Dovrebbero aiutarmi la mia dignità e la mia nobiltà
e la mia bellezza e ancor più la sincerità del mio cuore.
Per questo vi ho mandato, dove ora vi trovate,
questa canzone che è il mio messaggio:
io voglio sapere, mio bell’amico gentile,
perché siete con me tanto feroce e tanto selvaggio,
non so se per orgoglio o malumore.

Ma tanto più voglio gli dica, messaggero,
che per troppo orgoglio ha avuto gran danno molta gente.