Colin Muset

Volete ascoltare la musette di Muset?



"Cara dolcissima amica, Colin Muset vi prega per Dio di non dimenticare mai il sollazzo, la compagnia, l’amore e l’amicizia: così sarete cortese!"
En ceste note dirai
Colin Muset


Così cantava Colin Muset, giullare errante della Lorena nel XIII secolo.
Storici e musicologi affermano che reperire informazioni su di lui sia cosa rara e quasi impossibile, non si conoscono luogo e data di nascita, nemmeno quale fosse il suo vero nome e di chi fosse al servizio…
Di contro però, abbiamo molte sue poesie grazie alle quali possiamo conoscere i suoi passatempi nelle calde giornate estive e nelle fredde sere invernali, i suoi piatti preferiti, la sua passione per l’ozio ed il suo modo satirico di trattare con la nobiltà oltre al particolare rapporto che lo lega ad Amore, l’unico tra tutti i suoi signori del quale lui si ritiene umile servo, nella gioia e nel dolore.
Queste, per il parer mio modesto, sono informazioni che contano molto più di freddi numeri.
Muset, il nom de plume con il quale Colin si presentava, è una parola dai molteplici significati: il termine francese “muser” indica una persona che si trastulla ed ama gingillarsi, un perdigiorno insomma; muset ci rimanda ovviamente anche alle muse che ispirano i poeti, inoltre la “musette de cour” è un tipico strumento musicale francese, simile ad una piva, che forse Colin suonava durante le feste campestri insieme alla viella, altro strumento spesso citato nei suoi testi come in “Sire Cuens, ma viele”, quando a causa di una esibizione non retribuita, Colin si lagna con questo “signor conte” cantandogli:
Signor conte, ho suonato la viella davanti a voi in casa vostra, ma non mi avete regalato niente, né riscattato i miei pegni: che villania! In nome della fede per santa Maria, non vi seguirò mai più. Il mio borsello è malconcio e la mia borsa malripiena! Signor conte, suvvia comandate, donatemi un bel regalo, per cortesia! Ché ho desiderio, non ne dubitate, di tornare dai miei: quando faccio ritorno a borsa vuota, mia moglie non mi sorride! Anzi mi dice: “Signor Babbeo, in che paese siete stato, che nulla avete guadagnato? Troppo siete andato a spasso per la città. Guardate come è floscio il vostro zaino: pieno soltanto di vento. Sia vituperato chi voglia stare in vostra compagnia!” Ma quando torno a casa e mia moglie ha adocchiato sulle mie spalle gonfia la bisaccia e ch´io son ben vestito d´un abito foderato, sappiate ch´ella subito slaccia la conocchia senza troppe storie e mi sorride cortesemente e mi getta le braccia al collo! Mia moglie corre a sciogliere il mio zaino senza indugio; la mia serva corre ad ammazzare due capponi per cucinarli con salsa d´aglio; mia figlia mi porta un pettine con le sue mani, cortesemente. Allora mi sento padrone a casa con la più grande gioia e senza tristezza, più di quanto chiunque altro possa dire!
Ma Colin non canta solo per soldi, lui è un seguace del dio Amore e mai lo tradirebbe rifiutando i suoi inviti come ci racconta in “Volez oir la muse Muset?”“Volete ascoltare la musette di Muset? Fu composta in Maggio, di mattina, in un giardino fiorito e verdeggiante, in quel punto del giorno in cui gli uccellini cantano con grande tripudio, ed io me ne stavo ad intrecciare una ghirlandetta nella verzura. La feci bella, elegante e fine, e piena di fiori. Una ragazza bellissima e affascinante, nobile, boccuccia ridente, mi chiama: “Vieni qui e suona la tua canzone con la viella!” 
Miniatura del codice italiano 32 conservato a Graz, in Austria
 

Il nostro Colin non perde un attimo per corteggiare la ragazza: “dopo aver suonato la viella davanti a lei per conquistare il suo assenso ed il suo amore, la ragazza mi ricompensò ampiamente, bontà sua, con effusioni a mio piacimento!” concludendo poi nell’ultima strofa con un’immagine splendida ed autobiografica, ovvero: Ecco come lui (Colin) ha condotto la sua vita fino ad oggi: corteggia sempre, si rallegra cantando, si fa bello per servire Amore. Così se la spassa nel giardino dove corteggia e si agghinda, con buon vino a sazietà!” 
Altre immagini di questi secoli bui ci arrivano dalla composizione “En mai, quant le rossignolez”In maggio, quando l’usignolo canta limpidamente nel verde boschetto, allora mi prende di farmi un flautino e lo farò con un rametto di salice, perchè mi prende di zufolare d’amore e di portare una coroncina di fiori per divertirmi e svagarmi, perchè non si deve stare sempre a perder tempo.”
Ma la stagione dell’amore finisce e quando ritornano il freddo e l’inverno, anche per Colin le cose cambiano. E’ difficile gironzolare alla ricerca di ingaggi nel gelo invernale del nord della Francia, e Colin in “Qunt je voi yver retorner” scrive: Quando vedo tornare l’inverno, allora vorrei prendere dimora. Se potessi trovare un ospite generoso che non volesse stare troppo a contare i soldi, che avesse maiale, bue e montone, anatre, fagiano e cacciagione, galline grasse e capponi e buoni formaggi in canestro di vimini, e se la moglie fosse altrettanto cortese come il marito e facesse il mio piacere notte e giorno fino alla mia partenza, e l’ospite non fosse geloso, anzi ci lasciasse spesso tutti soli, non avrei nessuna voglia di cavalcare tutto fangoso ed angosciato dietro ad un principe malvagio!” 
Ovviamente questa è pura fantasia, sogno di ogni musicista, perchè di ricchi signori così tonti o ben gentili, ieri come oggi, è quasi impossibile trovarne. Colin però non si abbatte, anche nei momenti più neri è Amore a dargli forza e ispirazione per andare avanti, come ci racconta in “Trop volentieri chanteroie”“Canterei molto volentieri, se solo sapessi come, e farei la bella vita se solo questo mondo che mi tormenta così tanto valesse qualcosa; ciò nonostante canterò sempre gioiosamente, dato che il buon Amore me lo insegna.”
Nell’immaginario comune il medioevo è un periodo in cui vige la legge del più forte, questo è vero come lo è ai nostri giorni, se per forte intendiamo ricco, ma com’erano viste le guerre e le battaglie da Colin, rappresentante in questo caso dei moltissimi musici e giullari erranti d’Europa nel XIII secolo?
In “Quant je voi lou tans refroidier” Colin scrive: Io non voglio cavalcare ed appiccare fuochi, e odio molto guerreggiare e alzare grida, raccogliere grandi bottini e derubare la gente: è proprio un mestiere folle quello di distruggere tutto”. “E’ molto meglio torneare e giostrare, spezzare delle grosse lance e affrontarsi con eleganza e riprendere la festa, donare tutto, spendere senza freno e sperperare a destra e a sinistra!” “Quanto più un uomo è ricco, tanto più vuole avere senza limiti.” 
Nell’ultima strofa di “Quant li malos brut” egli scrive: Io non voglio andare in una mischia di guerra, ma nella fresca cantina: la mi si può trovare; al buon vino ferrigno che ferra bene, ecco dove voglio offrire il mio denaro. E se ho trote farcite, dolci e polli arrostiti, vorrei avere la con me la mia amica, che sembra una rosa sbocciata, per fare una rinverdita”.

Eccolo Colin Muset, un musico come tanti del quale ora conosciamo tutto quello che nella vita è davvero importante: le sue passioni, le sue gioie e le sue preoccupazioni.
Ora saranno Poesia e Musica a raccontarci il resto, perchè è solo grazie a loro se abbiamo potuto scoprire tutto questo.


Il video racchiude tutto il materiale di Colin Muset che sono riuscito a trovare dai miei dischi, non molte sue opere sono musicate perciò vi rimando a questo libro, semplice e stupendo dove troverete tutte le poesie da me citate con i testi originali: Colin Muset - Poesie


Due pagine contenenti "En mai" di Colin Muset dal 
manoscritto Cançonnier Cangé. Lettura e download: LINK






Volez oir la muse Muset? - Ensemble für frühe musik Augsburg
Sire cuens - Ensemble Perceval
En mai, quand le rossignolet - Ensemble Syntagma
Quant je voi yver retorner - Ensemble Renaissance
Sospris sui d'une amorette - Trio Monique Rollin
Renverdie - Ensemble Syntagma (non è certa la paternità di Colin Muset)
Deus! com m'ont mort... - Ensemble Syntagma