LUDUS DANIELIS

Le chiese degli spettacoli

In scritti e conteggi di diocesi e cattedrali redatti da zelanti monaci e contabili durante il medioevo, tra le varie spese appaiono spesso strumenti musicali, tendaggi colorati, animali esotici ed a volte milioni di petali che durante la Pentecoste venivano fatti cadere dalle volte delle cattedrali sulle sorprese teste dei fedeli per meglio rappresentare la discesa dello spirito santo.
Durante le celebrazioni dei riti i celebranti erano simili ad attori che recitavano epiche parti di testi sacri, indicando a volte immagini meravigliose o spaventose raffigurate sulle navate e nei dipinti, altre volte statue giganti di personaggi biblici facendo così sgranare gli occhi ai partecipanti, coinvolti proprio come potremmo esserlo noi a teatro o durante la proiezione di un film.
A questo si aggiungeva la musica il cui ascolto, per quanto banale sia bisogna ricordarlo, emozionava molto più di oggi dato che non c’era altro modo di ascoltarne se non mentre qualcuno la eseguiva. Motivi e melodie rimanevano nelle menti delle persone che poi le ricantavano durante il lavoro oppure nelle osterie, magari cambiandone il testo per divertimento o perchè non si ricordavano le parole proprio come capita a noi quando non ci ricordiamo il testo di una canzone che abbiamo in mente.
Vere e proprie rappresentazioni avevano luogo durante certe liturgie particolari dell’anno; alla messa dell’Epifania, per esempio, era tradizione diffusa che tre canonici nei panni dei Magi attraversassero la navata della chiesa seguiti da diacono e chierichetti, indossando vesti liturgiche di tre colori diversi, bianco rosso e nero, e portando in mano un ramo di palma ed un’ampolla di profumo. Durante il passaggio del vangelo in cui i tre Magi recano i doni a Gesù, i canonici offrivano le boccette al vescovo intonando il canto “Ecce Stella”. Le diocesi più ricche enfatizzavano il momento grazie a marchingegni di legno che innalzavano una stella cometa al di sopra dell’altare; altre volte invece, come nella cattedrale di Padova, durante il canto “Nuntio Vobis”, un addetto nascosto dietro qualche paramento lanciava un cero acceso che con la sua veloce scia simboleggiava la famosa stella cometa che annunciava la nascita del neonato figlio di Dio.
Ci sono numerose testimonianze che affermano la diffusione di danze liturgiche da parte dei chierici che dopo aver officiato alle liturgie più importanti dell’anno, si accompagnavano con musica, inni e salmi.
Ovviamente c’era anche una parte di clero contraria a queste usanze che molto si prodigò per cancellare queste pratiche dai riti. Tra le varie giustificazioni in risposta a queste lamentele veniva ricordato loro che vi era la presenza di passaggi delle sacre scritture in cui queste pratiche erano apprezzate, come quando David danzò dinnanzi all’Arca dell’alleanza oltre che nel vangelo di Giovanni, secondo il quale addirittura Gesù avrebbe indotto i discepoli a seguirlo in una danza mistica dopo l’ultima cena. I moralisti castigatori dei costumi non riuscirono quindi a reprimere del tutto queste usanze fino ad epoca relativamente moderna.
Sembra dunque che le volte gotiche delle cattedrali in passato abbiano assistito a spettacoli molto più vivi ed interessanti rispetto a quelli a cui assistono oggi.
Durante le famose feste dei folli, celebrate dopo il Natale, i chierichetti e i preti invertivano i loro ruoli durante la conduzione dei riti. La pratica era particolarmente diffusa a Notre Dame a Parigi e in molte chiese del nord europa, ma anche in Italia sono testimoniati casi analoghi, come testimonia dettagliatamente un messale del 1200 della cattedrale di Padova. Lo schema di fondo di questo particolare avvenimento era sempre lo stesso: durante i vespri, giunti al versetto in cui Dio rovescia i potenti dai troni ed innalza gli umili, dal coro esplodeva un gran baccano, preparato ovviamente. I preti di ordini minori cacciavano quindi i canonici dalle loro sedie e ne prendevano il posto, mentre un giovane chierico, con in capo una piccola mitra ed in mano un bastone simile al pastorale, si affiancava al vescovo durante il resto del rito. Con il passare del tempo queste rappresentazioni teatrali giunsero ad un punto in cui ad alcuni santi veniva addirittura attribuita una caratteristica fissa, come ad esempio San Pietro era quello che faceva più ridere, San Tommaso era l’incredulo e via dicendo.
Le feste iniziarono a diventare sempre più estreme e profane. Nonostante la loro pacifica accettazione iniziale fosse testimoniata dall’inserimento dettagliato delle pratiche nei messali liturgici, nei secoli successivi al XIII, queste particolari e teatrali rappresentazioni vennero inizialmente spostate sui sagrati esterni delle chiese e poi successivamente banditi o limitati al massimo, anche se ancora oggi molte usanze sono vive, seppur con qualche cambiamento, come ad esempio la famosa festa della Palombella a Orvieto.
Daniele nella fossa dei leoni dal manoscritto
Additional 11695, f. 239r
La chiesa era dunque un luogo in cui assistere a veri e propri spettacoli ricchi di effetti speciali, ascoltare musica meravigliosa e danzare. I preti avevano l’usanza di raccontare anche storie e barzellette dopo il periodo di quaresima per ricordare la vittoria della felicità sulla morte e la penitenza, questa pratica era definita “Risus Paschalis”.
Una della rappresentazioni sacre più belle giunte fino a noi è il Ludus Danielis, la cui prima testimonianza è datata al 1140 e la seconda invece, molto più dettagliata, al 1227.
Ludus Danielis “Incipit Danielis Ludus” Egerton MS. 2625, fol.95r
La storia è incentrata sulla figura del profeta ebraico Daniele che si salva grazie all’intervento divino dalla fossa dei leoni in cui era stato gettato. I personaggi in scena sono tantissimi, i testi sono sia in latino che in volgare.
La musica è sia di stampo gregoriano che profano, spesso accompagnata da strumenti musicali. E’ stupefacente notare che le melodie contenute in questo dramma liturgico siano divenute ancora più celebri grazie ai loro contrafactum: “Congaudentes celebremus” infatti ha la stessa melodia della famosissima canzone “In taberna quando sumus” e “Jubilemus Regi nostro” del canto bacchico “Bacche venie venies”...

Vi presento due versioni del Ludus Danielis, la prima dell'inglese Dufay Collective con un'interpretazione estremamente coinvolgente ed originale, ricca di sperimentazioni e momenti psichedelici. La seconda invece è del Clemencic Consort che come al solito si dimostra uno dei pochi ensemble a riuscire a creare opere estremamente credibili senza snaturarle, o peggio, cascare nel trabocchetto delle glaciali interpretazioni accademiche. La registrazione dal vivo del dramma è in italiano.
Quella di René Clemencic è sicuramente la versione più accurata storicamente che sono riuscito a reperire fino ad oggi.
Mentre ascoltate le canzoni che scorrono l’una legata all’altra, proprio come sarebbe dovuto essere durante le rappresentazioni nel XII secolo, immaginate dunque queste persone vissute nel medioevo che dopo aver assistito a questo spettacolo in chiesa, camminavano per le tortuose strade di qualche splendida città europea per poi ritrovarsi in qualche taverna con i loro strumenti musicali, cantando le melodie appena ascoltate. Più il vino scorreva più le parole cambiavano, ed il divertimento era immediato.


Per consultare il manoscritto Additional 11695 contenente alcune immagini di Daniele: Additional 11695 British Library


LUDUS DANIELIS




Ensemble: The Dufay Colle
CD: Ludus Danielis - Le Jeu de Daniel
Per acquistare l'opera: Ludus Danielis CD
Part One
The Court of Belshazzar
Rex in aeternum / Vos qui paretis

The Vessels Defiled
Chorus: Jubilemus Regi nostro

The Interpretation of the writing on the wall
Ecce sunt ante faciem / Vocate mathematicos / Res in aeternum / Qui scripturam
Nescimus per salvere

The Queen's Advice
Conductus: Cum doctorum
Rex, in aeternum vive!

Daniel Discovered
Vir propheta / Multum miror
Hic verus Dei / Pauper et exulans

The Interpretation
Tune Daniel
Rex, tua nolo munera
Qui sic solvit

Daniel Adorned
Tolle vasa
Conductus: Solvitur in libro Salomonis

The Vessels Restored
Conductus: Regis vasa referentes
Part Two
The Court of Darius
Chorus: Ecce rex Darius
Audite principes

The Delegation to Daniel
Ex regali venit imperio
Conductus: Congaudentes celebremus
Quia novite

The Decree
Rex, in aeternum vive! / Decreverunt in tua curia
Ego mando et remando
Daniel at Prayer (instr.)

Evil Counsel
Num quid, Dari / Si sprevit legem
Heu! Heu! Heu! / Deus quem colis

The Lions' Den
Hujus rei non sum reus

Deliverance
Abacuc / Novit Dei / Surge, frater / Recordatus es mei
Tene, putas / Rex / Danielem educite

Just Desserts
Merito haec patimur
The Prophecy
Deum Danielis
Ecce venit sanctus ille
Nuntium vobis
Te deum laudamus

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Ensemble: Clemencic Consort
Album: Ludus Danielis: Liturgical drama of the XII Century
Per acquistare le opere: René Clemencic 

Introduzione E Narratore - Ad Honorem Tui, Christe, ...

Rex In Eternum Vive! Vos Qui Paretis Meis Vocibus, ...

Vocate Mathematicos Chaldeaos, ...

Cum Doctorum Et Magorum Omnis Adsit Contio.
Rex In Eternum Vive!

Rex, Tuo Nolo Munera; ...

Tolle Vasa, Princeps Militiae, ...

Ecce Rex Darius Venit Cum Principus, ...

Rex In Eternum Vive! Decreverunt In Tua Curia ...

Numquid, Dari, Observari Statuisti Omnibus, ...

Heu, Heu, Heu! Quo Casu Sortis Venit Haec Damnatio Mortis?

Tene, Putas, Daniel, Salvabit, Ut Eripiaris...

Danielem Educite, Et Emulos Immittite.

Ecce Venit Sanctus Ille, Sanctorum Sanctissimus, ...