Marcabru

Marcabru, colui che abbandonò Amore


Auvillar è un piccolo paese occitano che nel XII secolo era sotto il controllo di un ricco signore di nome Audric del Vilar. 
Castellano e trovatore, Audric componeva canzoni e poesie ispirate alla Natura e all’amore, come erano soliti fare anche i trovatori suoi contemporanei. 
Una notte venne abbandonato davanti al portone del suo castello un bambino, con sé aveva solo la disperata speranza di un futuro migliore di quello che gli sarebbe spettato, Audric lo prese con sé e lo allevò. 
Pan-Perdut, lo chiamava.
Lo sfamò, gli insegnò l’arte della musica e della poesia e quindi passarono gli anni, fino a che Pan-Perdut crebbe e partì dal castello di Audric per soggiornare presso quello di un famoso trovatore: Cercamon. 
Pan-Perdut non era più un trovatello, era cresciuto ed anche il suo nome cambiò diventando Marcabru. 

“Mi piace quando’l cielo si fa limpido e ogni uccello nel giardino gioisce nel suo proprio linguaggio; il canto sgorga dai loro becchi, ma io so comporre meglio di tutti loro.”
Bel m’es can s’esclarzis l’onda

Le prime composizioni di Marcabru prendono vita proprio negli anni in cui soggiorna da Cercamon, il suo è un carattere arrogante e difficile, una personalità decisamente controcorrente; mai spese una buona parola per Amore, il signore più servito e riverito dai trovatori. 

“Prima che la stagion diventi verde, io canterò e lo farò a buon diritto. Gli altri possono essere allietati dall’amore, io non ne ottengo niente. A un uomo che fa il galante io non auguro una malattia peggiore. Chiunque si trovi sotto la tirannia di Amore sta certamente morendo di fame e di freddo!
Io non voglio Amore né lo desidero, perché conosce tutti i trucchi dell’inganno. Ve lo dico per questa ragione, e cioè che non ho mai potuto trovare alcuna gioia in amore. Lo odio e lo detesto moltissimo per questo, al punto che quando ci penso mi fa star male."

Ans que·l terminis verdei

Marcabru iniziava a farsi un nome all’interno delle corti; il piccolo Pan-Perdut, grazie alla sua poesia ed alla sua musica, ora si trovava a frequentare la corte di Eleonora d’Aquitania in compagnia di altri trovatori suoi contemporanei come Bertrand de BornJaufré Rudel e Bernard de Ventadorn. 

“Voglio cominciare un vers in modo cortese, se c’è qualcuno che l’ascolterà, e siccome mi ha preso così tanto, voglio vedere se posso perfezionarlo, voglio purificare il mio canto e parlarvi di molte cose.
Colui che vuole criticare la cortesia può davvero svilirsi, perché anche il più saggio e il più colto degli uomini non può dire o fare così tanto a tale riguardo che uno non possa occasionalmente insegnargli qualcosa.
Colui che sa bene come rispettare la moderazione può vantarsi di possedere la cortesia, e chiunque voglia ascoltare tutto ciò che viene detto o desideri possedere tutto ciò che vede deve necessariamente moderare questo ‘tutto’, o non sarà mai davvero cortese.
La moderazione consiste nel parlare nobilmente, e la cortesia viene dall’amare; e chi non vuole essere giudicato male deve guardarsi da ogni comportamento vile, disonesto e eccessivo, e solo così, anche se questo non lo renderà necessariamente più felice, potrà essere saggio.
In questo modo infatti, un uomo saggio può vivere bene e una brava dama può migliorarsi, ma colei che prende due o tre amanti e non vuole mantenersi fedele a uno solo, beh, la sua reputazione e il suo valore finiranno per abbassarsi ogni mese che passa.
Va stimato quell’amore (donna) che stima se stesso (che ha cura del proprio onore), e se io, a causa sua, dovessi dire qualche villania sul suo conto, lasciate che lei lo attribuisca ad un falso amore in me; anzi, le suggerisco di mantenermi in vana attesa a lungo, così che io non abbia da lei ciò che mi è promesso.
Voglio mandare il vers e la melodia al Signor Jaufre Rudel, che è Oltremare, e voglio che lo abbiano i Francesi, per allietare i loro cuori, perché Dio può concedere loro (almeno) questo, che sia un peccato o una buona azione.”

Eleonora d’Aquitania nel 1137 si trovava in Francia e teneva corte a Parigi in quanto era ancora sposata con Luigi VII, nonostante la sua corte fosse una delle più vivaci oltre che la più importante a livello artistico, la poesia moralizzatrice ed arrogante di Marcabru iniziava a spingersi oltre ogni limite sia in fatto di misantropia, sia a causa di una inestinguibile vena moralizzatrice che lui lasciava esplodere con una tale volgarità e rabbia da costargli l’allontanamento dalla corte su ordine del re.

“Il desiderio non sarà mai soddisfatto fino alla fine, e neanche la cupidigia, poiché l’uomo che arde di desiderio diventa infedele e la donna bramosa vende se stessa nel pertugio del muro. 
Non penso neppure che l’empietà si nasconderà perché, con la “faccia di bronzo”, i potenti la stanno già seguendo nel suo corteo e per quanto la viltà possa sprofondare in basso, l’empietà continuerà ad essere accovacciata sopra di lei.
La puttaneria difficilmente proverà vergogna davanti a un enorme fallo, dal momento che Madama Sfrontatezza accoglie a braccia aperte il mandrillo, per il fatto che lo affonda a più riprese dentro di lei, incurante dell’altrui riprovazione.
Egli infatti ha un doppione della sua chiave, ed ecco perché il signore, te lo giuro, indossa un cappello cornuto di fica, poiché con una sola botta egli il mandrillo “addomestica” Sua Signoria – è Marcabruno che lo dice.”

Bel m’es can s’esclarzis l’onda


Marcabru, Chansonnier provençal [Chansonnier_K]

A questo punto Marcabru è costretto a viaggiare verso la Spagna per poter continuare a vivere della sua arte. I francesi lo hanno deluso, li ritiene gente degenerata e vigliacca che non si dedica interamente alla causa della guerra contro gli infedeli preferendo invece servire Amore, con il quale Marcabru da molti anni è già in lotta.
La politica e la religione ormai sono le sole cose che vivono nel cuore di Marcabru e con questi pensieri scrive una composizione destinata a diventare una delle sue canzoni più famose ed apprezzate: “Pax! In nomine domini”. 
Paragona la Spagna ad un grande “lavatoio” nel quale i cavalieri sarebbero dovuti andare a mondare i propri peccati combattendo gli islamici e riconsegnando la penisola spagnola alla gente cristiana.

“Pace nel nome del Signore! Marcabruno ha composto il vers e la melodia. Ascoltate quello che dice: il Signore celeste nel suo amore misericordioso ha creato per noi, qui vicino a noi, un lavatoio come non è mai esistito prima, a parte laggiù vicino alla valle di Giosafat oltremare; ma è a proposito di quello qui vicino che vi esorto.
Dovremmo lavarci notte e giorno, secondo ciò che è giusto, ve lo assicuro. Ognuno ha la possibilità di lavarsi e ognuno dovrebbe andare al lavatoio mentre è ancora in forma e sano, perché è una vera medicina per noi, dal momento che se la morte ci prende prima, invece di un alto palazzo avremo umili alloggi.
Ma l’avarizia e la miscredenza dividono la gioventù dal suo compagno. Ah, che dolore vedere che tutti quanti volano verso quel luogo la cui ricompensa è infernale! Se non corriamo al lavatoio, prima di avere la nostra bocca e gli occhi chiusi, non c’è nessuno di noi così gonfio d’orgoglio che non troverà un avversario forte al momento della morte.
Invece il Signore che conosce tutto ciò che è, che sarà e che fu, ci ha promesso una corona e il titolo di imperatore; e la sua bellezza sarà sapienziale, perché brillerà dal cielo al lavatoio più che la stella del mattino, a patto che vendichiamo Dio dei torti che Gli fanno sia qui, sia là verso Damasco.
Simili alla stirpe di Caino, il primo uomo malvagio, vi è qui un gran numero di persone delle quali nemmeno una dà onore a Dio. Vedremo chi sarà Suo vero amico, poiché con il miracolo del lavatoio Gesù sarà in comunione con voi. E ricacciate indietro la plebaglia che crede nei vaticini e nella divinazione!
Ma gli ubriaconi lussuriosi, i crapuloni, i buffa-tizzoni, i perdigiorno resteranno indietro, quella marmaglia! Perché Dio vuole mettere alla prova i coraggiosi e i buoni nel Suo lavatoio, e questi altri faranno la guardia alle case e scaveranno il loro coltro nel giardino, ragion per cui li caccerò a loro vergogna.
Qui e in Spagna, il Marchese e tutti quelli del Tempio di Salomone sopportano il peso e il fardello dell’orgoglio pagano, ed è per questo che la gioventù gode di una cattiva reputazione, e la protesta pubblica a proposito di quest’altro lavatoio si riversa sui capi più potenti: incapaci, stanchi di prodezza, che non amano né gioia né piacere.
I francesi sono degeneri, se dicono di no alla causa di Dio, perché so come stanno le cose! Antiochia, qui l’Aquitania e il Poitou piangono la reputazione e il valore. Che Dio conduca il conte al Suo lavatoio e dia pace alla sua anima, e che il Signore che è risorto dalla tomba protegga Poitiers e Niort.”

“Pax! In nomine domini”

Una canzone di crociata intrisa di dettagli politici e consigli rivolti verso i signori ai quali Marcabru si rivolge continuamente incitandoli a combattere i saraceni. Questo atteggiamento lo si trova anche in molte altre sue composizioni, ad esempio “Emperaire, per mi mezeis” dove egli si pone come messaggero di Gesù che convoca l’imperatore sul campo di battaglia:

“Imperatore, dato che la vostra prodezza sta crescendo, non ho certo esitato a venire qui di mia iniziativa, infatti la gioia vi nutre, il merito aumenta e la gioventù, che fa crescere il vostro ardimento, vi mantiene vigoroso e gaio.
Dal momento che il figlio di Dio vi convoca per vendicarlo contro i discendenti di Faraone, dovreste davvero rallegrarvene; poiché al di là dei Pirenei, la maggior parte dei baroni vengono meno all’ospitalità e alla generosità, e mi auguro che Dio non permetta loro di trarne beneficio.
Siccome gli uomini di laggiù lo stanno trascurando, voi dovreste davvero portare questo peso per il bene della Spagna e del Santo Sepolcro, e ricacciare indietro i Saraceni, abbassare il loro orgoglio altero e allora Dio sarà con voi alla fine.
Gli Almoravidi riprendono coraggio a causa dei potenti signori al di là dei Pirenei, che hanno cominciato a tessere una tela di invidia e ingiustizia, e ciascuno di loro continua a dire che cederà la sua parte solo dopo la morte.
Ma la colpa di questo è di quei ricchi signori laggiù, che amano la comodità e i loro posti accoglienti e riparati, i letti soffici e il dolce dormire, mentre noi qui, come dice la predicazione, conquisteremo col nostro sforzo l’onore, la ricchezza e la ricompensa che sono di Dio.
Quegli uomini senza vergogna continuano a concupire avidamente gli uni i beni degli altri, e pensano di potersi giustificare facendosi lodare, ma io dico loro che, secondo ogni evidenza, dovranno lasciare i loro palazzi con i piedi davanti e la testa indietro (morti).
Marcabruno è quasi fuori di sé per la gioventù, che viene meno a causa delle ricchezze, eppure anche l’uomo più avaro, quando giunge al suo ultimo respiro, considererà mille marchi alla stregua di una briciola, a tal punto la morte lo renderà disgustato da essa (la ricchezza).
Con la forza del Portogallo, e quella del re di Navarra, se solo Barcellona si volgerà verso l’imperiale Toledo, saremo in grado di gridare «Reial!» e di sconfiggere i pagani.
Se i fiumi non fossero così alti, gli Almoravidi se la vedrebbero brutta, e potremmo certamente garantiglierlo; e se aspettano il rinnovato fervore del signore di Castiglia, noi risponderemo affamando Cordoba!
Poiché la Francia sottopone il Poitou e il Berry ad un’unica giurisdizione, egli venga qui davanti a Dio a meritarsi il suo feudo!
Davvero io non so perché debba vivere un principe se non va da Dio per meritarsi il suo feudo.”

La fama di Marcabru ormai era ormai enorme, le sue canzoni venivano cantate da giullari e menestrelli di molti paesi ed il peso politico delle sue parole iniziava ad essere notevole, così notevole che gli costò la vita. Nella sua “vidas” leggiamo che:“Fu molto conosciuto e ascoltato per il mondo, ma a causa della sua schiettezza, poiché aveva una lingua sempre pronta, alla fine i castigliani di Guion lo accopparono perché aveva detto ciò che in male pensava di loro.”

Così finisce la triste storia di Marcabru, uno dei primi trovatori ricordati che “compose poveri versi e sirventes e disse male delle femmine e dell’amore e come egli stesso usava cantare”: 

“Marcabru il figlio di Marcabruna
Fu generato in tale luna
Che il sapore dell’amore ignora
- Ascoltate! -
Non amò nessuna donna 
e da nessuna fu amato.”
“Dire vos vuoill ses doptanssa”


Nel video troverete alcune sue composizioni realizzate dagli ensemble: Clemencic Consort (L' autrier just' una sebissaEnsemble Céladon (Lo vers comens) Música Antigua (Emperaire - Pax! In nomine domini)  Ensemble Tre Fontane (Bel m'es quan li fruch madur - Dirai vos senes duptansa).

Manoscritti contenenti la vidas ed alcune opere di Marcabru: Chansonnier provençal - Manuscrit Français 856





Clemencic Consort (L' autrier just' una sebissa)
Ensemble Céladon (Lo vers comens) 
Música Antigua (Emperaire - Pax! In nomine domini)  
Ensemble Tre Fontane (Bel m'es quan li fruch madur - Dirai vos senes duptansa)