Raimbaut de Vaqueiras

Raimbaut de Vaqueiras, un trovatore Provenzale nelle corti italiane

Correva l’anno 1160, Peiror, un cavaliere decaduto, era signore del piccolo paese di Vaqueiras, nella regione di Provenza. 
Spade scintillanti, gloriosi tornei, dame cortesi e canzoni vittoriose erano ormai un ricordo annebbiato e confuso nella mente di Peiror, che da tempo viveva in povertà e da molti era considerato pazzo.
Nel 1165 nacque suo figlio Raimbaut che a soli dodici anni partecipò ad un torneo poetico indetto dal potente condottiero provenzale Bertrando di Baux, dove si distinse grazie ad una canzone in cui venivano celebrate le eroiche gesta cavalleresche dei signori di Baux, potente famiglia provenzale alla quale è anche legata una misteriosa leggenda musicata da un menestrello dei nostri giorni, Angelo Branduardi.
A soli diciassette anni, Raimbaut divenne giullare alla corte di Guglielmo di Baux, nobiluomo e trovatore provenzale; figlio di Bertrando de Baux e Tibors d’Orange, prima trobairitz attestata oltre che sorella e tutrice di Raimbaut d’Orange, il celeberrimo trovatore e amante della trobairitz Contessa de Dia.
Raimbaut de Vaqueiras in un canzoniere provenzale
Improvvisamente Raimbaut de Vaqueiras si ritrova circondato dalla poesia e dalla musica di queste corti e ne viene travolto completamente. Nella sua vida leggiamo che:
“Sapeva ben cantare e comporre coblas e sirventès; e il principe d'Orange (Guglielmo di Baux) gli fece un gran bene e grande onore, insignendolo e facendolo conoscere e stimare dalla buona società.”
Le continue dispute tra famiglie per ottenere maggior potere portarono la casata dei Baux alla rovina e di questo Raimbaut se ne rattrista molto e da sfogo al suo dispiacere scrivendo due sirventes in cui rimprovera i parenti e gli alleati dei Baux per averli abbandonati favorendo alleanze meno oneste. Una di queste composizioni venne indirizzata al re di Aragona accusato di essere venuto meno alla parola data a Riccardo Cuor di Leone, al quale si sarebbe dovuto unire per portare soccorso ai Baux, suoi alleati.
Al seguito di questi fatti, Raimbaut lascia la Provenza spostandosi verso il nord Italia fino a Genova. Qui scrive “Dona, tant vos ai preiada” , una composizione bilingue dove il poeta fa la corte ad una donna genovese che in risposta ai suoi versi provenzali, risponde con sberleffi e rifiuti in un colorito dialetto ligure chiamandolo sempre giullare e deridendolo per il suo modo di fare e vestire, tipicamente provenzale. 

Ecco la composizione bilingue seguita dalla traduzione:

I
"Domna, tant vos ai preiada, 
Si ·us plaz, q’amar me voillaz, 
Q’eu sui vostr’ endomenjaz, 
Car es pros et enseignada, 
E toz bos prez autreiaz; 
Per que.m plai vostr’amistaz. 
Car es en toz faiz cortesa, 
S’es mos cors en vos fermaz 
Plus q’en nulla genoesa; 
Per q’er merces, si m’amaz; 
E pois serai meilz pagaz 
Qe s’era mia·ill ciutaz, 
Ah l’aver, q’es ajostaz, 
                  Dels Genoes ".

II

"Jujar, voi no se’ corteso, 
Que me chaidejai de zo, 
Qe niente no farò. 
Ance fossi voi apeso 
Vostr’amia no serò. 
Certo, ja ve scanerò, 
Proenzai malaurao! 
Tal enojo ve dirò: 
Sozo, mozo, escalvao! 
Ni za voi no amerò, 
Q’e’ chu bello mari ò, 
Qe voi no se’, ben lo so. 
Andai via, frar’, en tempo 
                 millorado ";

III

Domna gent’et essernida, 
Gaia e pros e conoissenz, 
Valla.m vostr’ensegnamenz, 
Car jois e jovenz vos gida, 
Cortesia e prez e senz, 
E toz bos captenemenz; 
Per quus sui fidels amaire, 
Senes toz retenemenz, 
Francs, humils e merceiaire, 
Tant fort me destreing e·m ve 
Vostr’amors, qe m’es plasenz; 
Per qe sera chausimenz, 
S’eu sui vostre benvolenz 
                E vostr’amics ".

IV

"Jugar, voi semellai mato, 
Q e cotal razon tegnei. 
Mal vignai e mal andei! 
Non avei sen per un gato, 
Per qe trop me deschasei, 
Qe mala cosa parei; 
Né no faria tal cosa, 
Si fossi filo de rei. 
Credi voi qu’e’ sia mosa? 
Mia fe, no m’averei 
Si per m’amor ve chevei, 
Oguano morrei de frei: 
Tropo son de mala lei 
               Li Proenzai ". 

V

"Domna, no siaz tant fera, 
Qe no·s cove ni s’eschai; 
Anz taing ben, si a vos plai, 
Qe de mo sen vos enqera, 
E qe.us am ah cor verai, 
E vos qe.m gitez d’esmai, 
Q’eu vos sui hom e servire, 
Car vei e conosc e sai, 
Qant vostra beutat remire, 
Fresca cum rosa en mai, 
Q’el mont plus bella non sai; 
Per qe.us am et amarai, 
E si bona fes mi trai, 
               Sera pechaz ". 

VI

"Jujar, to proenzalesco, 
S’eu aja gauzo de mi, 
Non prezo un genoì; 
No t’entend plui d’un toesco, 
O sardo o barbari, 
Ni non ò cura de ti. 
Voi t’acaveilar co mego ? 
Silo salo meu mari, 
Mal plait averai con sego. 
Bel messer, ver e’ ve di’: 
No vollo questo lati. 
Fraello, zo ve afi. 
Proenzai, va, mal vestì, 
               Largaime star ". 

VII

"Domna, en estraing cossire 
M’avez mes et en esmai, 
Mas enqera.us preiarai, 
Qe voillaz q’eu vos essai, 
Si cum provenzals o fai, 
                   ant es poiaz". 

VIII

"Jujar, no serò con tego 
Poss’asì te cal de mi: 
Meili vara per sant Martì 
S’andai a ser Opetì, 
Que dar v’a fors’ un ronci, 
                     Car sei jujar". 
  

Traduzione: 
I . Donna, tanto vi ho pregata, se vi piace, che mi vogliate amare; io son vassallo vostro perché siete valente e istruita e riconoscete ogni buon pregio: per ciò mi piace la vostra amicizia. Poiché siete in ogni atto cortese, il mio cuore s’è fermato in voi più che in nessun’altra genovese. Gran mercede sarà se m’amate, e poi sarò meglio compensato che se la città fosse mia con tutta la roba ammassata là dentro dai genovesi.
Il. Giullare, voi non siete cortese nel chiedermi questo; io non ne farò niente; vi vedrei appiccato piuttosto che farmi vostra amica. Certamente ho da scannarvi, provenzale malaugurato. Sentite le parole noiose che vi dirò: sozzo, sciocco, calvo che siete. Io non vi amerò mai; ho un marito più bello che non siete voi e ben lo so. Andate via, fratello, aspettate un’occasione migliore.

III. Donna gentile e distinta, allegra, valente e saggia, valgami la vostra discrezione siccome gioia e gioventù vi guidano e pur cortesia, pregio, senno e ogni buon insegnamento. Per ciò io vi son amante fedele senza alcun ritegno; mi vedete sincero, umile e supplichevole. Tanto mi stringe e mi vince l’amor di voi a me così piacente. Una distinzione sarà se divento servitore e amico vostro.

IV. Giullare, voi sembrate matto che tenete tali discorsi. Possiate venire e andare in mal’ora. Non avete il senno d’un gatto. Troppo mi dispiacete, mala cosa mi sembrate. Io non farei tal cosa (qual voi mi chiedete) neanche se voi foste figlio d’un re. Mi credete una sciocca? In fede mia voi non m’avrete. Se per riscaldarvi contate su di me, morrete quest’anno di freddo. Di lega troppo cattiva sono i provenzali.

V. Donna, non siate tanto fera; non conviene, non sta bene. Conviene piuttosto, se vi piace, ch’io vi chieda a senno mio e che vi ami con cuor verace e che voi mi sciogliate dal mio soffrire. Vostro uomo sono e vostro servitore perché vedo, conosco e so quando guardo la vostra bellezza, fresca qual rosa in maggio, che nel mondo più bella non ne so. Così vi amo e vi amerò; sarà un peccato se la mia buona fede mi tradisce.

VI. Giullare, se io goda di me stessa, non stimo un soldo genovese il tuo provenzaleggiare. Non ti capisco meglio d’un tedesco, d’un sardo o d’un moro e di te niente m’importa. Vuoi tu discuter meco? Se mio marito lo viene a sapere mal accordo avrai con lui. Bel messere, ti dico il vero: non voglio tali discorsi, te l’assicuro, fratello. Vattene, provenzal mal vestito, lasciami stare.

VII. Donna, in confusione m’avete messo e in pena. Però ancor vi pregherò che mi lasciate mostrar come fa un provenzale quando è montato.

VIII. Giullare, teco non starò, poiché hai tale stima di me. Meglio sarebbe, per San Martino, che andassi da ser Obizzino; vi darà forse un ronzino, giullare che sei.

Permettetemi di affermare che questa composizione del XII secolo è fin troppo sconosciuta e sottovalutata.
“Dona, tant vos ai preiada” è una fenomenale fonte poetica in cui si ritrovano tanti interessanti luoghi comuni dell’epoca oltre a testi in italiano dialettale e volgare che precedono di più di 150 anni i soliti noti ed acclamati poeti trecenteschi, tanto decantati per il loro utilizzo di un volgare decisamente più filtrato e colto. 
Dopo qualche anno passato a Genova, Raimbaut si sposta a Tortona, in Piemonte, dove entra alla corte dei Malaspina. Nel 1192 entra finalmente alla corte di Bonifacio I, marchese del Monferrato ed è al fianco di questo condottiero italiano che Raimbaut scriverà la maggior parte delle sue opere. Bonifacio I adora le sue composizioni e Raimbaut diviene presto il trovatore più acclamato della sua corte primeggiando non solo nella musica e nella poesia, ma anche nelle armi e nell’ingegno, come attesta la sua vida. Raimbaut difatti seguiva il suo mecenate ovunque, cantando e suonando durante i numerosi banchetti ma anche combattendo nelle campagne militari che il marchese del Monferrato sovente intraprendeva. 
In questo clima di musica e battaglie, Raimbaut conosce Beatrice, la sorella del marchese Bonifacio e se ne innamora perdutamente. Beatrice diviene la sua musa e Raimbaut non esita a donarle il suo cuore, dedicandole la maggior parte delle sue composizioni, molte delle quali in diverse lingue. 
Risale a questo periodo una delle composizioni più famose di tutto il repertorio medievale giunto fino a noi: Kalenda Maya, una istampitta la cui melodia era molto famosa già all’epoca di Raimbaut come egli stesso scrive, affermando di aver composto versi dedicati al suo amore Beatrice suonandoli poi sulle note della canzone che spesso lui e gli altri musici erano soliti eseguire con le vielle. 
Un giorno, al tramonto, Raimbaut passeggiava nei cortili del castello sospirando e struggendosi dolcemente per le frecce che Amore aveva piantato nel suo cuore, quand’ecco che Fortuna gli fece scorgere la bella Beatrice che camminava nelle sue stanze in abbigliamento intimo, attendendo il ritorno del marito. A varcare la soglia della stanza però fu il fratello, il marchese Bonifacio, che entrando poggiò la sua spada e Beatrice dunque, forse per gioco, la estrasse e la fece roteare con tale destrezza che Raimbaut da quel momento nei suoi componimenti la soprannominò il mio “Bel Cavalier”.
La pagina 149 del canzoniere provenzale dove è raffigurato
Raimbaut sotto alla sua "vida". Il manoscritto è
 consultabile dal link riportato al termine dell'articolo.

A lei dedicò anche uno dei componimenti più originali e famosi, fonte d’ispirazione persino per il poeta Petrarca: “L’Amoroso Carroccio”
In questo poema epico-lirico le donne di Lombardia, Piemonte, Romagna e Toscana, gelose per la bellezza di Beatrice, decidono di dichiararle guerra. Ovviamente la purezza dell’amata di Raimbaut non teme rivali e vince su tutte.
In questo poema, oltre all’amore rivolto a Beatrice, si legge probabilmente anche una profonda devozione verso Bonifacio e la sua casata, rappresentata in questo caso dalla sorella che vince su tutte le altre donne, o casate appunto.
Chissà se a Bonifacio questo amore tra Raimbaut e la sorella, già sposa del valorosissimo Enrico I del Carretto, andasse a genio.
Alcune fonti parlano di un episodio curioso in cui Bonifacio, scoprendo i due amanti teneramente addormentati si limitò a poggiare la propria spada tra i due; scherzo o avvertimento, in ogni caso Raimbaut continuò a comporre i suoi versi per Beatrice e a seguire Bonifacio nelle sue campagne militari, anche quando il marchese partì alla volta della terra santa per la quarta crociata di cui egli stesso fu uno dei comandanti.
Come testimoniato da Raimbaut, il prode marchese combatté e vinse molte battaglie e donò al trovatore ottimi possedimenti. Nel 1207 sui monti Rodopi, nei pressi di Tessalonica, i due amici combatterono fianco a fianco contro un’orda di ribelli bulgari ma purtroppo andarono incontro alla morte. 

26 sono le opere di Raimbaut de Vaqueiras giunte fino a noi, la particolarità di Raimbaut è quella di inserire varie lingue nei suoi componimenti, ne è un esempio “Eras quan vey verdeyar”, in cui ogni strofa è scritta in una diversa lingua romanza: occitano, italiano, lingua d'oïl, guascone e galego.
Ho creato questa piccola raccolta inserendo parte del repertorio musicato da vari ensemble tra i quali il Martin Best Medieval Ensemble e il Capella de Ministrers

Per consultare l'opera del Carros: L'Amoroso Carroccio
Per consultare un canzoniere provenzale con testi ed immagini di Raimbaut de Vaqueiras: Canzoniere Provenzale

Raimbaut de Vaqueiras, un trovatore francese nelle corti italiane

Tutti i diritti riservati ai musicisti dei vari ensemble, il video ha il solo scopo di diffondere la bellezza della musica del medioevo.






Kalenda Maya (Martin Best Medieval Ensemble)
Aras pot hom conoisser e proar (Capella de Ministrers)
Altas ondas que venez suz la mar (Gérard Zucchetto)
Savis e fols, humils et ergulhos (Capella de Ministrers)
Guerras ni platz no son bos (Capella de Ministrers)
Kalenda Maya - strumentale (Capella de Ministrers)



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