La musica della Natura




La musica della Natura


Difficile per noi al giorno d’oggi riuscire ad immaginare quali scenari incontaminati potessero colorare gli occhi di poeti e poetesse mentre scrivevano canti e poesie nei secoli passati.
Le grandi personalità del passato, il cui il pensiero ancora oggi è fondamentale, insegnavano in prati, boschi e radure; del resto cosa potrebbe avvicinarsi maggiormente al divino se non la Natura? Facciamo lo sforzo di dimenticare i prodotti musicali commerciali dei nostri tempi, simili a bei vasi nei quali però dentro non vi è nulla, creati solo per generare guadagni e pensiamo alla musica come arte rispettabile e fondamentale per ogni ceto sociale; perchè seppur possa apparire come una considerazione ovvia, bisogna tener conto che nell’antichità e nel medioevo la musica “non esisteva” a meno che non venisse eseguita. Dunque saper suonare o cantare era una dote di fondamentale importanza. 
La musica era mezzo di comunicazione con il divino, fonte d’informazione riguardo a fatti avvenuti in paesi vicini e lontani oltre che un modo per tramandare conoscenza e saggezza alle nuove generazioni.
L’unica musica esistente, oltre a quella cantata e suonata dagli esseri umani, era quella della Natura; ed ecco che nei vocalizzi dei trovatori si può ritrovare il canto dell’usignolo, il boato del tuono che preannuncia la tempesta diventa il tamburo che dona grinta ed energia alla melodia e tutta la Natura diviene influenza principale per ogni composizione.

“Oseletto selvaggio per stagione
dolci versetti canta con bel modo.

Tale che grida forte i’non lodo,
per gridar forte non si canta bene
ma con soave e dolce melodia
si fa bel canto e ci vuol maestria!

Pochi ce l’hanno e tutti si fan maestri
fan ballate, madrigali e mottetti
tutti enfioran Filippi e Marchetti.

S’i è piena la terra di magistroli
che in loco più non si trovan discipoli!”

Jacopo da Bologna, Oseletto selvaggio.



Come scrive Georges Duby nel suo "L'arte e la società medievale": "gli esseri umani nel medioevo godevano ancora del privilegio di essere animali semi-selvatici non completamente separati dal cosmo a causa della civiltà materiale." Che fossero contadini, trovatori, cavalieri o pastori, le loro vite erano imprescindibilmente legate ai cicli ed ai sapori delle stagioni. 
Il minnesänger (trovatore tedesco) Oswald von Wolkenstein cantava:

“Vecchiette, fate festa anche voi con le fanciulle!
Tutto quel che il freddo 
inverno aveva insterilito 
il Maggio lo riconcimerà a dovere
con grida di gioia: 
con dolce vigore già la linfa riempie l’erbetta.
Al Maggio non aggrada che le gelide nevi si attardino oltre:
tutti gli esseri che si erano acciambellati in letargo
lui vuole che si sveglino
si scrollino di dosso la malinconia:
foglie, fiorellini e germogli, serpentelli
e animaletti insonnoliti.
Voi uccellini raschiatevi l’ugola arrugginita
saltate fuori baldanzosi dal nido,
cantate a squarciagola! 
Voi bestioline selvatiche, disfatevi della pelliccia invernale,
rotolatevi felici tra i fiori gialli!
E voi ragazze, bando ad ogni cruccio!
Contadino, pianta il nuovo grano
che in autunno sarà farina per il tuo pane!
Per colli, prati e valli, foreste e luoghi incolti
già rispuntano le fronde della terra ammorbidita;
tutte le creature, domestiche e selvagge,
si gonfiano di energie come le giovani bacche.
Di questi tempi, al pari dei suoi simili,
il mio cavallo lancia gran nitriti alla vista delle insegne del Maggio,
cosa che fa scoppiare l’asino dalle risa,
Danze, girotondi, giochi e scampanii
canzoni e sviolinate!
E tempo finalmente di suonar serenate,
fare le smorfiette, importunare gaiamente le belle fanciulle:
senza alcun indugio condurle subito
fra i cespugli sotto il loro sipario
frondoso, e accarezzare
le guance color ermellino,
giocando con la lingua:
la mia barba freme dalla gioia!” 

Oswald von Wolkenstein, Ir alten weib un Frewt ew



Renart la volpe predica al pollaio, dal "Roman de Renart"
La presenza di animali ed altri elementi naturali è ovunque, anche quando si voleva cantare d’Amore o di politica la Natura era sempre presente attraverso metafore e similitudini. 
La sfera artistica della società medievale ha generato il fin troppo incensato rinascimento; io dico che se un seme non è buono certamente non darà una buona pianta ed il medioevo, dal punto di vista artistico, è stato sicuramente un ottimo seme. 
La fantasia coesisteva con la realtà nel mondo medievale, ed anche gli animali spesso assumevano forme o caratteri magici. Unicorni, basilischi, fiere e draghi si contano numerosi nei bestiari creati in quegli anni, ridotti oggi a goffe forme d’intrattenimento per una società convinta di essere giunta al suo apice evolutivo. 

Lo stato, il papa ed il sovrano rappresentati come un lupo,
una lepre ed una volpe intorno alla ruota della fortuna
che schiaccia ed imprigiona il popolo.
Nel favoloso disco “Bestiarium” dell’ensemble italiano LaReverdie, si trovano raccolte venti composizioni di vari autori tra i quali Marcabru, Oswald von Wolkenstein, Jacopo da Bologna, Francesco Landino, Donato da Firenze oltre ad altri autori anonimi e composizioni prese dal Codex Buranus e dal codice di Faenza. 
Questa selezione di brani ha per filo conduttore la presenza di elementi naturali, sia con accezione positiva che negativa. Se dopo aver ascoltato l’opera andrete alla ricerca di altre musiche del periodo medievale, scoprirete da voi che questa splendida raccolta altro non è che una riuscita selezione di composizioni ricche di elementi naturali, ma che la presenza della Natura nella musica del medioevo è preponderante perchè a differenza di oggi la Natura era ovunque, anche dentro di noi.

“Uccellino posato tra i rovi, 
così bello e splendente tra le spine
la Natura ai piedi di Amore
amore è venuta a mendicare:
sii clemente, fanciulla, pietà!
Mostrami un po’ di pietà;
se no scava, mia cara, tu stessa -
tu stessa, una tomba per me.
Mi sento talmente felice 
- un uccello, un uccello fra i cespugli -
mentre la guardo, lei così bella, 
la più bella fra tutte nella sala;
ha la pelle bianca come neve,
come neve è bianco il suo corpo:
è davvero bella come un fiore, 
il fiore di tutte le donne.”

Anonimo inglese, XIII Sec.



Il caradrio, uccello al quale sono stati attribuiti molti poteri curativi.

Raffigurazioni di dame con un unicorno.
La leggenda legata all'unicorno dice che solo una dama
possa avvicinare l'indomito animale.


La musica della Natura

Bestiarium, La Reverdie

Per acquistare l'opera: Bestiarium, La Reverdie

Tutti i diritti riservati all'ensemble LaReverdie. Il video ha il solo scopo di diffondere la bellezza della musica del medioevo.





Chaconette - A la cheminée - Veritatem (Motette) / Anonimo Francese
Par mantes foys (Virelai) / Jean Vaillant
Ihr alteri weib frewet eb / Oswald von Wolkenstein
Aquila altera - Creatura gentile - Uccel di Dio (Madrigal) - Jacopo da Bologna
Aquila Altera / Dal Codex Faenza
Canto delle scolte / Anonimo Modenese
En ma forest (Pastourelle) / Anonimo Francese
L'autrier jost'una sebissa (Pastourelle) / Marcabru
Ich was ein chint so wohlgetan / Dal Codex Buranus
Lucida pecorella (Madrigal) / Donato da Firenze
Na coire ar na sleibhtibh (Double Jig) / Tradizionale Irlandese
Fuweles in die frith / Anonimo Inglese
Oseletto selvaggio (Madrigal) / Jacopo da Bologna
Bryd one breere / Anonimo Inglese
L'Aspido sordo (Madrigal) / Donato da Firenze
Ar bleizi-mor (Les Loups-de-Mer) / Tradizionale Bretone
I fu già bianch'uccel (Madrigal) / Donato da Firenze
Con braccia assai / Giovanni da Firenze
Wohlauff gesell wer jagen well / Oswald von Wolkenstein
Chosì pensoso (Caccia) / Francesco Landino