Il canto della Sibilla

L'eterno canto della Sibilla


Caesarea è una città dello stato di Israele, poco lontana da Tel Aviv.

La sua storia è molto antica, venne fondata da Erode il Grande tra il 25 ed il 13 a.C. con il nome di Kaisáreia.

Kaisáreia si affaccia sul mare “Nostrum”, il celebre Mediterraneo, ombelico del “tutto” per molti secoli. In questa città, intorno al 265 d.C.,  nasceva Eusèbios, un bambino destinato a diventare uno dei più grandi pensatori della sua epoca, biografo di Costantino I, il grande imperatore romano che riformò largamente l’impero e creò una nuova capitale a oriente, Costantinopoli; inoltre promulgò l’Editto di Milano che dava ampia libertà di praticare le diverse religioni esistenti all’interno dell’impero, tra le quali il cristianesimo.

Una ricostruzione archeologica di come poteva apparire Kaisáreia in antichità

Eusebio fu allievo di Panfilo, studioso della Bibbia oltre che discepolo del filosofo Origene con il quale studiava nella biblioteca più grande del mondo antico, quella di Alessandria d’Egitto.
Quando Origene venne espulso da Alessandria si recò a Kaisáreia, dove fondò un’altra enorme biblioteca nella quale Panfilo e successivamente Eusebio studiarono.
Erano i secoli dei “grandi” martiri, il termine “pagano’’ era alla sua genesi in quanto, tra gli altri, anche i cristiani erano perseguitati con ferocia, la stessa con la quale, nei secoli successivi, essi stessi perseguiteranno chiunque metterà in discussione le loro decisioni, dogmi e leggi; al pari di un bambino che, educato nella violenza, divenuto adulto si dimentica del dolore patito in gioventù ed anzi replica sugli altri la violenza ricevuta dal “padre”.
Origene era figlio di un martire e di suo padre egli ebbe sempre enorme stima. Da adulto insegnò a innumerevoli studiosi molti dei quali successivamente divennero orgogliosamente martiri.

Origene era un asceta ed il suo fanatismo verso le sacre scritture lo portò persino ad evirarsi.

Eusebio divenne in breve tempo l’allievo prediletto di Panfilo ed iniziò ad essere conosciuto come “Eusèbios toû Pamphìlou”, Eusebio di Panfilo. Insieme scrissero molti testi riguardanti le dottrine cristiane tramandate loro dal maestro Origene.
In quei secoli le persecuzioni religiose, i fanatismi e le violenze erano presenti nella quotidianità di tutte le classi sociali, essere cristiano comportava molti rischi e Panfilo smise di dirigere la biblioteca fondata da Origine - dentro la quale studiava Eusebio - nel 309, anno in cui fu martirizzato.

Caesarea al giorno d'oggi
Eusebio continuò a scrivere testi ed apologie sulla dottrina cristiana dei suoi maestri sfuggendo alle persecuzioni e nel 313, nonostante la campagna anticristiana delll’imperatore Diocleziano, riuscì a divenire vescovo di Caesarea.
Ad Eusebio è attribuita la prima stesura in greco antico del “Canto della Sibilla”, profezia riguardante i giorni dell’apocalisse.
Le sibille erano delle profetesse del mondo antico dotate di poteri divinatori e capaci di predire il futuro su ispirazione di divinità pagane. Le più conosciute erano l’Eritrea, la Cumana e la Delfica. Il mondo cristiano, basandosi sulle concordanze tra profezie bibliche e vaticini pagani, assimilerà progressivamente le Sibille e le porrà sullo stesso livello dei Profeti fino ad arrivare alla consacrazione finale in Vaticano, dove, nell’Appartamento Borgia, dodici Sibille sono affrescate in coppia con altrettanti Profeti.
Circa una ventina di anni dopo la morte di Eusebio, sant’Agostino, nativo dell’Africa romana, ne fece una traduzione in latino chiamata “Iudicii Signum” , che inserì nel suo scritto “De Civitate Dei “, La città di Dio.
Con il passare del tempo questo scritto divenne un canto e durante il papato di Gregorio Magno lo si poteva udire nella forma musicale più antica a noi giunta.
Storici del passato come il longobardo Paolo Diacono, affermano nei loro testi che durante la stesura di un manoscritto, Gregorio Magno avrebbe dettato i suoi canti ad un monaco alternando la dettatura a lunghe pause; il monaco, incuriosito da questi momenti di silenzio, scostò un lembo della stoffa che lo separava dal pontefice e ciò che vide lo sbalordì. C’era infatti una colomba, simbolo dello Spirito Santo che, posata su una spalla del papa, gli sussurrava i canti all'orecchio.
Ma le stagioni corrono e così anche i secoli, piccoli frammenti per l’Universo ma enormi spazi se paragonati alla vita umana, fuggono via.
Iudicii Signum diviene un canto che dal centro del mondo antico, il Mediterraneo, attraverso le isole di Sardegna, Maiorca e le Baleari approda in Provenza all’incirca nell’anno 1100.
La bellezza di questo canto colpisce i molti trovatori presenti in quell’area dell’Europa che lo adottano cambiandone lievemente la struttura ritmica e modernizzandolo secondo i loro gusti, proprio come potrebbe accadere oggi con i “remix” delle vecchie canzoni che, anche se spesso sono qualitativamente discutibili, rimangono un buon modo per conservare melodie meravigliose altrimenti dimenticate tra le pieghe della Storia. Spesso nel 1300 in tutta l’Europa meridionale era usanza rappresentare nelle chiese questo dramma liturgico nel quale un ragazzo o una ragazza, vestiti da sibilla, vagabondavano nel mondo pagano con un mantello di seta e una spada in mano, mentre il coro intonava il celebre canto apocalittico.
La profezia, o canto, della Sibilla prosegue il suo cammino attraverso la storia umana e nonostante abbia già ormai quasi mille anni, come fosse acqua, continua a plasmarsi ed a mutare insieme alla razza umana raggiungendo la sua versione più complessa a livello tecnico e musicale in Catalogna, dove si aggiungono voci e melodie polifoniche che, a scapito della delicatezza e misticità degli albori, donano al canto potenza ed epicità.
Durante il rinascimento il canto della Sibilla viene dichiarato pagano dal concilio di Trento e le rappresentazioni nelle chiese calano notevolmente, tranne in quelle delle isole Baleari ed in Sardegna dove la rappresentazione del dramma riesce a sopravvivere fino ai nostri giorni, nel 2010 infatti l’Unesco ha dichiarato il canto patrimonio dell’umanità.

Una pagina dell'Apocalisse Figurata
dal manoscritto del IX secolo


La stupenda, quanto unica, versione che vi presento ha per protagonista la voce inconfondibile della soprano Montserrat Figueiras accompagnata dal genio della musica Jordi Savall che all’interno della loro opera “El Chant de la Sibil•la” hanno racchiuso in un unica registrazione la versione latina, provenzale e catalana del brano permettendo a chiunque di poterne cogliere le variazioni dovute al passare del tempo e dei gusti dell’umanità.
Allego inoltre una video del 2007 girato a Maiorca dove è possibile assistere ad un’esecuzione del dramma fedele alla tradizione antica dove una donna armata di spada interpreta la profezia.
Il cammino del canto della Sibilla non si è ancora concluso ed ancora oggi, dopo più di 1700 anni, è qui presente tra noi, pronto ad essere ascoltato e cantato ancora e ancora…







"Iudicii Signum, tellus sudore madescet.

E caelo rex adveniet per saecula futurus,
Scilicet ut carnem praesens ut iudicet orbem.

Iudicii Signum: tellus sudore madescet.

Reicient Simulacra viri cunctam quoque gazam
exurent terras ignis pontumque polumque

Iudicii Signum: tellus sudore madescet.

Inquirens, taetri portas effringet Averni.
Sanctorum sed enim cunctae lux libera carni

Iudicii Signum: tellus sudore madescet.

Eripitur solis iubar et chorus interit astris.
solvetur caelum lunaris splendor abibit

Iudicii Signum: tellus sudore madescet.

Et coram bic domino reges sistentur ad unum
Reccidet e caelo ignisque et sulphuris amnis."

TRADUZIONE

“Come segno del Giudizio la terra si bagnerà di sudore. / Dal cielo verrà il re che sarà nei secoli, certamente per giudicare con la sua presenza la carne e il mondo. / Perciò l’infedele e il fedele vedranno Dio in alto con i santi proprio alla fine del mondo. / Così appariranno con la carne le anime, che egli stesso giudica, quando la terra giace incolta tra densi roveti. / Gli uomini getteranno via gli idoli e ogni ricchezza; il fuoco brucerà la terra, il mare e il cielo e diffondendosi infrangerà le porte del tetro Averno. / Ma i corpi di tutti i santi saranno illuminati dalla luce della libertà, e una fiamma eterna brucerà i peccatori. / Allora, svelando le proprie azioni nascoste, ognuno manifesterà i suoi segreti, e Dio dischiuderà i cuori alla luce. / Allora vi sarà lutto e tutti faranno stridere i denti. / Si oscura lo splendore del sole e cessa la danza delle stelle. / Rotolerà il cielo e il chiarore lunare si spegnerà. / Abbasserà i colli, innalzerà dalla loro profondità le valli. / Tra le cose degli uomini non vi sarà più nulla di sublime o di alto. / Già i monti sono abbassati al livello dei campi e tutte le cerulee distese del mare scompariranno, / la terra ridotta in frantumi perirà: così parimenti fonti e fiumi sono seccati dal fuoco. / Ma allora dall’alto del cielo la tromba farà venir giù un suono lugubre, piangendo la miserabile catastrofe e i vari travagli, la terra spaccandosi farà vedere il caos infernale. / E qui dinanzi al Signore compariranno insieme i re e dal cielo ricadrà un fiume di fuoco e di zolfo”.

Per consultare un manoscritto del IX secolo sull'apocalisse: Manuscrit Apocalypse figurée


VIDEO DELLA RAPPRESENTAZIONE



L'eterno canto della Sibilla

Ensemble: Montserrat Figueras, La Capella Reial de Catalunya dir. Jordi Savall
Opera: El cant de la sibil·la





Tutti i diritti riservati ai musicisti dell'ensemble, il video ha il solo scopo di diffondere la bellezza della musica del medioevo.


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